come interpretare ega

Emogasanalisi: A cosa serve e come interpretare un EGA

L’emogasanalisi (EGA) è un esame diagnostico abbastanza diffuso, di (quasi!) facile esecuzione ed in grado di fornire parecchie informazioni all’operatore.

Rappresenta uno strumento per correggere prontamente disionie e squilibri del paziente, per ripristinare la condizione di omeostasi.

Ma nello specifico:

  • A che cosa serve fare l’emogas?
  • Quando si fa l’emogasanalisi?
  • Come si interpreta l’EGA?

In questo articolo abbiamo strutturato un pratico Question&Answer, per guidarti nell’interpretazione dell’emogasanalisi, con l’auspicio che sia di facile consultazione e soprattutto utile nei momenti più… critici!

Cominciamo!

Emogas: che cos’è e a cosa serve

Che cosa significa EGA?

Letteralmente, EGA è l’acronimo di Emogasanalisi.

A cosa serve l’emogas?

Il razionale di questo esame si basa sul fatto che il sangue trasporta gas (come O2, necessario per i processi metabolici, e CO2, prodotto finale), cationi ed anioni (come, rispettivamente, Na, K, Ca, e Cl, HCO3) ed altre sostanze (come i lattati).

L’analisi di quanto trasportato dal sangue ha particolare rilevanza dal punto di vista clinico e terapeutico, poiché consente di individuare eventuali anomalie ed intervenire tempestivamente per riportare i valori entro il range di normalità. 

A livello fisiopatologico, è importante riprendere alcuni concetti, per poter comprendere meglio le prossime righe. 

L’ossigeno viene trasportato disciolto fisicamente (100 ml di plasma contengono, a una pO2 di 100 mmHg, solo 0,3 ml di O2 in soluzione fisica), in quantità meno rilevante rispetto la quota trasportata legata all’emoglobina (1 g di Hb lega 1,34 ml di ossigeno).

Lo stato di ossigenazione del sangue dipende dalla pressione parziale dell’ossigeno, dalla saturazione e dal contenuto emoglobinico.

La disponibilità di ossigeno è la quantità di ossigeno messa a disposizione ogni minuto dall’organismo: si calcola come il prodotto della gittata cardiaca per il contenuto di ossigeno arterioso.

Il rapporto fra la disponibilità di ossigeno e consumo viene definito estrazione di ossigeno e viene espresso in percentuale.

L’anidride carbonica, invece, viene trasportata legata come bicarbonato e come carbamato, ed in piccola parte nella forma fisicamente disciolta. 

In particolare, il bicarbonato è un tampone: con ciò si intende un sistema composto da un acido debole ed una base coniugata : se aumentano le basi, il tampone libera H+; se aumentano gli H+, il tampone li lega.

Nell’organismo ricoprono questa funzione il sistema acido carbonico-bicarbonato, l’emoglobina (fino all’80%, e dipende dall’effetto Bohr), le proteine, i fosfati, ammoniaca/ammonio.

Infine, si ricordi l’equazione di Henderson Hasselbach, fondamentale nell’equilibrio acido base.

 

Come valutare un EGA

Come valutare un Emogasnalisi?

Ecco cosa consente di valutare l’Emogas (in allegato, i valori di riferimento per l’EGA l’arteriosa):

  • pH= 7,35-7,45
  • pCO2= 35-45 mmHg
  • pO2= 70-100 mmHg
  • SaO2= pari o >96%
  • Bicarbonato standard (HCO3-) = 22-26 mmol/L
  • Eccesso basi (BE) = + o – 2 mmol/L
  • Na = 135-145 mEq/L
  • K = 3,5-5 mEq/L
  • Cl = 95-105 mEq/L
  • Ca = 8,5-10,5 mEq/L
  • LAC = <4 mEq/L

Le differenze con l’EGA venosa sono il sito del prelievo, ed il fatto che alcuni valori variano: ad esempio, la pCO2= 41-51 mmHg, pO2=24-40 mmHg, SaO2= 40-70%.

Quindi, l’obiettivo primario di un’EGA è stabilire se il pH del paziente è nel range fisiologico, e poi indirizzare gli interventi terapeutici in caso di necessità.

Diventa quindi indispensabile saper riconoscere infatti le condizioni di:

  • ACIDOSI: eccesso di acidi o deficit di basi, con aumento della PaCO2>45 mmHg, HCO3-<22 mmol/L. Il pH può rimanere invariato.
  • ALCALOSI: eccesso di basi o deficit di acidi, con calo della PaCO2<36 mmHg, HCO3- >26 mmol/L. Il pH può rimanere invariato.

Ricordando anche il significato dei termini: 

  • ACIDEMIA: aumento della concentrazione di idrogenioni nel sangue arterioso >44 nmol/L, con calo del pH <7,36.
  • ALCALEMIA: riduzione della concentrazione di idrogenioni nel sangue arterioso a <36 nmol/L,con aumento del pH >7,44.

A seconda della causa, si distinguono alterazioni

  • Alterazioni respiratorie di natura polmonare o extrapolmonare si manifestano in cambiamenti della PaCO2, come l’aumento in caso di acidosi o la riduzione in caso di alcalosi.
  • Alterazioni metaboliche sono riconducibili principalmente a variazioni della concentrazione di HCO3-. 
  • Alterazioni miste.

In base al decorso, invece, avremo alterazioni:

  • Alterazioni acute
  • Alterazioni croniche

In particolare, negli squilibri respiratori, è opportuno considerare alcuni valori: 

  • PaO2: frazione di ossigeno non legata all’emoglobina (e quindi disciolta nel sangue). Costituisce il 2% del totale.
  • FiO2: è la frazione inspirata di ossigeno dal paziente: in aria ambiente vale 21%, il massimo è 100%.
  • P/F: è il rapporto fra pressione di ossigeno e frazione inspirata, rappresenta l’efficacia dello scambio respiratorio alveolare (e quindi l’insufficienza respiratoria). Il valore normale è > 400.
  • SpO2: frazione di ossigeno legata all’emoglobina (98% del totale), cioè ossidata, rispetto quella ridotta (che non lega ossigeno). Il valore normale è tra 95 e 100%.

Negli squilibri metabolici, valori da attenzionare sono invece:

Bicarbonato Standard (HCO3-): è la concentrazione del bicarbonato nel plasma di un campione ossigenato con pCO2 di 40 mmHg.

 

Infine, un brevissimo cenno su altri due concetti correlati:

  • Anion gap
  • Base excess.

Il Gap anionico

Cosa significa anion gap?

L’anion gap costituisce la frazione degli anioni non misurabili nel sangue: infatti, al fine di ottenere la neutralità elettrica, gli anioni nel siero devono uguagliare i cationi.

Nel sangue vi è una differenza fra la somma degli anioni (Cl- , HCO3-) e dei cationi misurabili (Na+ o K+).

Il gap anionico deriva dalla presenza di anioni non quantificabili nel siero (solfato, fosfato, proteine, acidi organici).

Quanto deve essere il gap anionico?

Il suo valore normale è di 12±4. Si calcola solo in condizioni di acidosi metabolica.

 

L’Eccesso di basi

Cosa significa eccesso di basi?

Per base excess invece si intende la misurazione del livello di acido metabolico, normalmente pari a zero.

Le basi presenti nel sangue, in rapporto alla concentrazione emoglobinica, sono circa 48 mmol/l.

Le variazioni della quota di basi ematiche sono dette eccesso o deficit di basi.

 

Una volta stabilite le eventuali alterazioni, si rammenti che, in generale, il compenso da parte dell’organismo si attua tramite tre meccanismi: più rapidi, tramite sistemi tampone chimici, attività polmonare (modulando la ventilazione) e più lenti, tramite attività renale (riassorbimento o produzione di bicarbonato, escrezione di idrogenioni nelle urine).

Poi, si calcola anche il compenso atteso. 

 

👉Quindi, per riassumere in tre passi come valutare un emogasanalisi:

  1. Si valuta il pH
  2. Si inquadra nel range: normale, acidosi, o alcalosi.
  3. Qualora sia fuori dal range fisiologico, si ricerca la causa dell’alterazione: respiratoria o metabolica?
  4. Si valuta se il compenso è rispettato o meno.

Una cosa molto richiesta nei quiz SSM sull’argomento è che nei disturbi metabolici, pH, CO2, HCO3 variano nella stessa direzione. Nei disturbi respiratori invece il pH va in direzione opposta rispetto CO2 e HCO3-.

 

Come si fa un EGA

Solitamente l’EGA è un’analisi condotta a livello intraospedaliero, ma, soprattutto in epoca COVID si è diffuso l’utilizzo dell’EGA come esame ‘’POCT: Point Of Care Test’’, vale a dire come analisi decentrata (in prossimità del punto di cura del paziente).

Per eventuali approfondimenti, ti consigliamo di consultare questo articolo su pubmed. 

Ma come si fa un’Emogasanalisi nel concreto?

In termini pratici, l’EGA si ottiene prelevando un campione di sangue, inserendolo in una macchina da cui vengono stampati, in poco tempo, i valori.

L’EGA venosa è più facile da ottenere, e riveste una grande utilità in alcuni reparti come l’Unità di Terapia Intensiva, in cui si raccolgono campioni più volte al giorno: pertanto, è comodo impiantare un accesso venoso centrale (soprattutto in giugulare) da cui effettuare frequentemente prelievi.

Per quanto concerne l’EGA arteriosa, invece, convenzionalmente si sceglie l’arteria radiale.

Prima di pungere è necessario verificare la pervietà delle arterie ulnare e radiale mediante il test di Allen, che si esegue comprimendo per qualche secondo i vasi bilateralmente a livello del polso (la mano diventerà pallida).

Una volta rilasciata la pressione da uno solo dei due lati, si osserva che la mano ritorni di colorito roseo entro pochi secondi, il che è indice di buona funzionalità del circolo collaterale della mano.

La puntura viene eseguita in condizioni di sterilità (esistono dei kit appositi composti da un telino sterile, una spugnetta per la disinfezione e l’ago da 23G con siringa eparinata), inclinando l’ago a circa 30° rispetto la cute, ricercando la zona pulsatile.

In alcuni casi, per ridurre il dolore associato alla procedura, può essere utile iniettare delle piccole quantità di anestetico locale (lidocaina) nel sottocute intorno alla zona che si intende pungere, sempre dopo aver verificato che il paziente non sia allergico, e di non trovarsi all’interno di un vaso!

Dopo la procedura, bisogna assolutamente comprimere la zona, in modo da evitare la formazione di voluminosi ematomi.

Infine, si inserisce il campione nell’emogasanalizzatore, che elaborerà i risultati.

 

Quando si fa l’EGA?

Come già discusso, l’Emogasanalisi è un esame che trova applicazione in molteplici situazioni cliniche ed in diversi setting.

Ad esempio:

  • Valutare le disfunzioni ventilatorie acute o croniche
  • Monitorare i pazienti sottoposti a dialisi
  • Monitorare i pazienti in condizioni cliniche rapidamente evolutive (sepsi, shock, scompenso, infarto miocardico) 
  • Monitorare i pazienti nella fase post-operatoria, specialmente dopo lunghi interventi chirurgici.

Il sangue, d’altra parte, rappresenta lo stato clinico di tutti i tessuti: saperne interpretare i valori equivale ad avere una visione globale dello stato di salute del paziente!

 

Quanto costa un EGA?

Quanto costa un’EGA?

In medicina si valuta sempre il rapporto costo-beneficio delle azioni che si intraprendono. Anche in questo caso, è possibile affermare che l’EGA è un esame effettuabile a costi contenuti (il range varia da 15 euro fino a oltre i 100 euro se fatto a domicilio) e di grande supporto decisionale per il medico. 

Consente di monitorare lo stato del paziente critico, dal pronto soccorso alle più svariate unità operative, ed è un esame accessibile e ripetibile.

Tuttavia, parlando di costi, è opportuno fare un cenno ai rischi correlati alla procedura: emorragia (se la medicazione compressiva non viene effettuata correttamente), infezione (se si punge in corrispondenza di un focolaio infettivo), ischemia distale (se non viene valutata preventivamente la bontà dei circoli collaterali).

 

In conclusione, speriamo che questo breve insight sull’emogasalisi vi fornisca un quadro complessivo del perchè, come e quando scegliere di eseguire questo esame, sia per quanto concerne la pratica clinica, per consolidare il bagaglio di conoscenze sull’argomento e, perchè no, fornire degli spunti per poter risolvere con più consapevolezza i quesiti proposti al test per la Scuola di Specializzazione! 

 

Per qualsiasi dubbio o feedback rimango a disposizione 🙂 

Un caro saluto,

 

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